Enterprise/ Una navicella all’EUR
Avere l’occasione di realizzare un edificio in città storica a Roma credo sia il sogno di ogni architetto, averla all’Eur sotto la cupola disegnata da Marcello Piacentini significa confrontarsi con il Mito: una sfida ambiziosa e impegnativa, e un pò metafora del rapporto che la Città Eterna ha con la sua memoria.
L’input della committenza, Enterprise Spa, un’azienda romana leader nella produzione di software per banche, era per un ampliamento della sede esistente, un edificio di 300 mq separato ma immerso nel medesimo parco.
Un piccolo volume sotto l’imponente basilica modernista di Piacentini, proprio sul bordo del quartiere dell’Esposizione Universale del 42, nel punto in cui il terreno scende a valle verso il Tevere.
Sul fronte a monte l’edificio si sarebbe confrontato con l’ordinata matrice classica dell’architettura razionalista mentre a valle avrebbe guardato, incombente, il declivio verde verso il Tevere: i vincoli imponevano un’altezza massima di un piano fuori terra a monte e di uno sottostante parzialmente interrato.
Altro input nello sviluppo del concept l’identità della Enterprise, il cui nome è esemplificativo di un approccio manageriale che punta all’innovazione ed è proteso verso il futuro. L’architettura che l’avrebbe rappresentata doveva raccontare questo, confrontandosi con le forme del contesto urbano che l’azienda aveva scelto per la sua sede rappresentativa.
Da qui l’idea di un oggetto che fosse ancorato al suo sedime, ma che sembrasse in procinto di spiccare il volo, mostrando il suo doppio volto: verso l’Eur, una preziosa urna in travertino, alleggerito da tagli geometrici netti e piegature improvvise; dal basso invece quell’urna sarebbe apparsa in un equilibrio precario, una navicella sospesa nel vuoto, con una profonda loggia vetrata che guarda il tramonto.
La fitta ed articolata vegetazione mediterranea del giardino arrampicato sulla collina ne avrebbe esaltato l’effetto prospettico, nascondendo il massiccio basamento murario in tufo del livello inferiore, in continuità con il preesistente contenimento della strada. Dai tagli e dalle grandi bucature nelle masse murarie lo sguardo, attraversando le trasparenze dei diaframmi divisori in cristallo e i disegni di luce e ombre dei frangisole, traguarda l’edificio, mettendo in relazione i due paesaggi contrapposti, urbano e naturale,
A opera finita, girandoci attorno per verificarne, come ogni architetto fa con la sua creatura, la riuscita, ho scoperto una visuale dal basso in cui la Navicella sembra coronata dalla cupola della basilica piacentiniana, così da aggiungere un nuovo scorcio allo skyline dell’Eur:
L’ironia involontaria di quell’accostamento illusorio, la leggera navicella di Enterprise che diventa il sostegno alla pesante eredità della cupola di Piacentini, rende il senso del dialogo con il Mito: l’idea, facendosi materia, cala nel contesto, modificandolo con prospettive nuove che nessuno, nemmeno il creatore, aveva immaginato.
Antonio Pizzola