Sip&T / La Fabbrica dei Sogni
Sip&T SpA è un’azienda all’avanguardia nel settore metallurgico e nel contempo una presenza importante sul territorio campano, e a cui è legata come alle proprie radici: alla sua comunità garantisce non solo lavoro qualificato, ma anche una cura nei rapporti e nell’attenzione al benessere e alla qualità del lavoro, che sono patrimonio valoriale del migliore nostro sud.
Nel 2018 l’infaticabile Franco Montuori, deus ex machina e creatore dell’impresa, passa le consegne a sua figlia, l’ingegnere Daniela che evolve il lavoro del padre inaugurando un nuovo percorso: il suo è il sogno di spingersi oltre l’attività produttiva ereditata, proiettando la produzione industriale in un polo organico di innovazione, ricerca e formazione, con un approccio manageriale attento alle valorialità della tradizione di famiglia ma aperta allo scambio e alla competizione con le esperienze internazionali più all’avanguardia.
Spazi Multipli ha accolto le istanze della famiglia Montuori, partecipando con entusiasmo e passione alla costruzione del sogno di Daniela, disegnandone nella metafora architettonica la traccia concreta sul territorio: un nuovo edificio industriale con un corpo ad uffici di 5.000 mq, in adiacenza agli altrettanti esistenti, per incrementarne, modernizzarne ed efficientarne la produzione.
Obiettivo condiviso con i Montuori, ottenere un complesso industriale unico, segno identitario nei suoi 80 metri per 20 di fronte, dall’autostrada Napoli-Salerno che lo lambisce, per riconnettere in un unicum organico passato e futuro.
La soluzione immaginata dallo studio è un volume-ponte fra l’attività di produzione del nuovo edificio e quella di ricerca nell’ala esistente rigenerata, che racchiudesse il cuore del sistema, il luogo di scambio di informazioni, conoscenze ed esperienze: la sala polifunzionale per gli eventi aziendali, di ricerca, formazione e di socialità, aperti alla comunità.
Sotto il volume-ponte, il varco a doppia altezza di accesso per i mezzi pesanti verso il grande carro ponte, lungo il distacco fra i due fabbricati della produzione.
A rendere omogeneo l’intero fronte un filtro architettonico che abbraccia i due corpi di fabbrica, schermandone la visuale: una parete in telai metallici, appesa agli edifici retrostanti attraverso ballatoi ai diversi piani, e alleggerita nell’impatto da forature, trame e pieghe, in modo da rendere gli ambienti interni permeati di luce di giorno e diventare segno di luce identificativo scenografico di notte.
Una controfacciata – schermo in metallo “traforato” per l’intera estensione, interrotta in corrispondenza del varco di accesso dei camion, da una torre a setti e profili metallici e vetro che contiene il corpo scala-ascensore, e, al piano terra, l’ingresso di dipendenti, ospiti e visitatori.
Dietro il frangisole della controfacciata, una facciata continua in vetro elimina la sesta parete degli uffici, inondando di luce schermata gli ambienti di lavoro e aprendo gli open space alla vista sul paesaggio montuoso sopra l’autostrada.
Accanto al cemento lisciato domina il ferro, brunito o cortain, nell’immaginario il materiale per antonomasia dell’industria meccanica, che ne ha seguito lo sviluppo fin dalle origini. Alleggerito dalla traforature e dalle trame, il ferro racconta all’esterno l’esperienza percettiva della fabbrica: i colori, gli odori, i rumori della saldatura di un’elica di 5 metri mentre immobili si spiano cadere le scintille e i lapilli che sanno di carbone e di ruggine.